É ironico ma non sorprendente che domenica la Banca Centrale Europea ha deciso di limitare il credito alla Grecia per forzare il sistema bancario greco a chiudere.
Questo ha spinto la Grecia più vicino ad una crisi finanziaria ancora più grave di quella che il Paese ha sofferto negli ultimi cinque anni di depressione prodotta dall’austerity. Perché la BCE ha deciso di prendere questa misura dura, inutile e pericolosa proprio ora?
È chiaro che la mossa è una risposta alla decisione del governo greco di indire un referendum per decidere se accettare l’ultima offerta da parte delle autorità europee che definisce le condizioni per continuare il prestito ufficiale alla Grecia. I problemi finanziari e gli inconvenienti di questa settimana, causati dalle “ferie” delle banche, sono il modo in cui le autorità europee stanno dicendo “votate come vi diciamo, o siamo in grado di rendere la vostra vita ancora più miserabile di come abbiamo fatto”.
L’offerta comprendeva ulteriori tagli alle pensioni greche, così come un aumento delle tasse regressive. Come ha notato l’economista Paul Krugman, queste sono condizioni che il primo ministro Alexis Tsipras non può accettare. “L’obiettivo deve essere quindi quello di cacciarlo dalla carica”, ha concluso Krugman. È evidente che questa è stata la strategia delle autorità europee da quando il partito anti-austerity di Syriza è stato eletto nel mese di gennaio. Solo 10 giorni dopo le elezioni, la BCE ha tagliato la sua principale linea di credito alle banche greche, anche se non c’era alcuna ragione evidente per farlo. Poco dopo, la BCE ha messo un limite alla quantità di denaro che le banche greche possono prestare al governo – un limite che il precedente governo non aveva.
Dal punto di vista delle autorità europee, il cambio di governo, è l’unica strategia logica. Hanno un’arma nucleare, che è quella di tagliare interamente il credito alla Grecia – facendola così precipitare in un tracollo finanziario che costringerebbe il Paese a uscire dall’euro. Ma il cancelliere tedesco Angela Merkel non vuole questo, e nemmeno il suo alleato, il presidente americano Barack Obama. Così le autorità europee continuano ad adottare misure per minare l’economia greca e il governo, sperando di liberarsi del governo e di ottenerne uno nuovo, uno che farà quello che vogliono.
Queste autorità europee erano già riuscite a spingere l’economia greca – che nell’anno in corso era proiettata a crescere del 2,5 per cento – in recessione. Ciò è dovuto alle loro restrizioni al credito e agli effetti dannosi del loro gioco a rischio calcolato con il governo greco. Ora si sono spinte oltre, al fine di intimidire gli elettori greci a votare Sì.
I funzionari come il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, hanno cercato di convincere i greci che con il voto NO sarebbe un voto per uscire dalla zona euro. Ma questo non è vero. Un NO potrebbe tranquillamente rafforzare la mano del governo per ottenere un accordo migliore, dato che le persone più potenti del mondo non vogliono vedere un collasso economico che costringerebbe la Grecia a uscire dall’euro.
Le autorità europee non stanno offrendo alcun futuro alla Grecia – nessuna luce alla fine del tunnel, in particolare per il 60 per cento dei giovani che sono già disoccupati a causa delle fallimentari politiche europee. Ma ci sono sempre alternative ad anni di recessione economica, stagnazione e disoccupazione di massa.
Queste alternative non sono radicali, ma soprattutto non sono altro che le politiche di stimolo che decine di paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno attuato in risposta alla crisi finanziaria mondiale e alla recessione del 2008 e 2009. Ma le autorità europee non permetteranno all’economia greca di recuperare. Il primo passo per la Grecia deve quindi essere quello di dire NO.
di Mark Weisbrot (co-direttore del Center for Economic and Policy Research di Washington, D.C., e autore del libro in arrive Failed: What the ‘Experts’ Got Wrong about the Global Economy)
Fonte: theglobeandmail
Traduzione di AteneCalling.org